mercoledì 16 gennaio 2013

The Perks of Being a Wallflower - Noi siamo infinito, cioè meglio di niente, no?!

Ed era il momento di tornare tristi, tanto che dal mazzo sono andata a scegliere il film col titolo più allettante e gioviale, ovvero: The Perks of Being a Wallflower.

Tale gioiello, 
in forma cartacea in italiano va sotto il nome "Ragazzo da parete", 
mentre come film prende il titolo di "Noi siamo infinito". 

E ancora una volta faccio i miei più vivi complimenti ai traduttori. Però, dopotutto, questa volta il compito non era semplice quindi non infierirò su di loro più di tanto, dirò soltanto che, ancora una volta, il film me lo sono veduto (visto e goduto) in inglese e tanti auguri a tutti.

Rien de rien.

Non ho letto il libro e ritengo questa una mia grande mancanza perchè probabilmente me lo sarei gustato per bene ma, ora, postuma della visione non avrei più la stessa emozione quindi...ciccia!  
Voi se potete leggetevelo, perchè il film sembra troppo corto per riassumere tutte le vicende narrate.

La storia si sviluppa nei primi anni '90 e io ho impiegato un pochino per capirlo, grande spia di ciò è stata la colonna sonora stranamente retrò e il fatto che utilizzassero delle cassette per farsi dei mix super-romantici. La colonna sonora è quella tipicamente cult dei film indie, con artisti come The Smiths o i Sonic Youth, e soprattutto David Bowie con la sua Heroes è il grande protagonista. Che poi loro, i protagonisti del film, non riescano a ritrovare e riconoscere la canzone se non nel finale lo prendo quasi come un'insulto personale. 
Ah, l'ignoranza giovanile! Ah, le cassette stereo!  Ah, che nostalgia vedere quei registratori! 

Specialmente i gusti musicali.

Comunque, questo non è il punto, il punto è che qui si parla di adolescenza negli anni '90...vi suona famigliare? No, perchè a me è venuto immediato il paragone con My So-Called Life e anche se non c'entra niente ci sta. Adolescenti problematici e company sono tutti qua anche se più problematici e meno company.

 Al massimo aggiungeteci un amore non corrisposto con fico delle scuola 
ed ecco My So-Called Life riassunto in una frase.

Il protagonista è Charlie, interpretato da Logan Lerman, un dolce e mite ragazzo che deve affrontare il suo primo anno di scuola superiore. Amante della letteratura e della scrittura, sogna di diventare uno scrittore ed è forse per questo motivo che decide di scrivere una lunga lettera delle sue avventure ad un anonimo amico, sconosciuto. Dapprima solitario, riuscirà a farsi forza e diventare amico dei due fratelli, tutti e due all'ultimo anno delle superiori: 
Patrick, interpretato da Ezra Miller, giovanotto totalmente fuori dalle righe, gay ed eccentrico. Lo accetta quasi subito e lo fa entrare subito nelle sue amicizie. E' inutile dire che è il mio personaggio preferito, non solo perchè ha delle punte d'eccentricità fa-vo-lo-se, ma anche perchè non resta solo una "macchietta", anzi riesce ad evolvere e crescere anche lui nella durata del film. Inoltre, è troppo sexy nei panni diel Dottor Frank-N-Furter...

 Devo ammetterlo, l'uomo in paillettes è un-altro-passo.

E Sam, interpretata da Emma Watson, la sorellastra di Patrick che cercherà di incoraggiare il protagonista ad aprirsi al mondo e, in questo modo, lo farà irrimediabilmente innamorare di lei. Nonostante, Emma Watson sia una grande attrice, ho trovato leggermente irritante il suo accento o, forse, è per colpa del personaggio che non mi ha preso molto. Non saprei. 


Vorrei sottolineare che il film non è totalmente idiota, voglio dire alla fine si parla di droga, sesso, suicidio e omosessualità; solo che, i dialoghi restano molto lenti e poco delineati in un ambiente scolastico, come l'high school americana, sempre troppo suddivisa e poco realistica in una storia che vuole essere realistica, complicata e problematica come quella che affronta Charlie.


La trama è ben strutturata, anche se tutti gli intrecci e le tragedie attraversate dal protagonista si riescono a realizzare pienamente solo nel finale che, a parer mio, è stato preso troppo di corsa.
Ecco, non fraintendetemi, è un bel film davvero solo che non mi convince del tutto, sicuramente leggere il libro sarebbe molto meglio, dato che molti ragionamenti e frasi sono interessanti e piene di significato.
La migliore frase per me è: "We accept the love we think we deserve.” 

Direi, in definitiva, che è un buon film per teenager che si sentono respinti dal mondo (tutti?) e dagli altri. 
Un buon film (e libro) per chi ha voglia di conoscere grandi classici della musica e della letteratura (il professore di Charlie gliene consiglierà parecchi nel corso della pellicola) come Il buio oltre la siepe di Harper Lee, Di qua dal Paradiso di F. Scott Fitzgerald, Il grande Gatsby di F. Scott Fitzgerald, Il giovane Holden di J. D. Salinger, Amleto di William Shakespeare, e altri che vi consiglio di approfondire anch'io.
E' un bel film per chi ricorda bene com'è stato esserlo teenager, tanto che in molti momenti ho seriamente pensato che quel film parlasse di me, come anche è interessante rendendosi poi conto che ognuno ha i suoi problemi nella vita che cerca di combattere e nascondere, non solo noi.

Momenti di tristezza a palate.

Voto? 6 e mezzo su 10, e non credo lo rivedrò ancora. 
Forse.

6 commenti:

  1. Ammettilo che il 6 è per il rimando intertestuale al rocky horror picture show ed ilr estante mezzo è per il film :D

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    1. Ah, tu sì che mi conosci bene!

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    2. Attendo nuove critiche dalla mia favourite cino-cine-critica.

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    3. Meglio una fan che niente, proprio come insegna questo film! Danke, ma al massimo felino-cine-critica, eh!
      xD

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  2. no vabè..ma di my so-called life dovevi mettere un altro personaggio!!e tu sai ki"""

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    1. CATALANO!!! che mancanza, che vergogna essermelo scordato, ti prometto solennemente che cercherò di ficcarlo nei prossimi post, ok? scusami tantissimo, catalano!

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